"Ho chiesto a 5 artisti di fermarsi per riflettere un po' insieme a me. Ho chiesto loro di sedersi e di raccontarmi gli avanzamenti della loro ricerca. Il risultato è stato quello di ricavarne 5 ritratti non a piedi nudi. In questi 3 giorni di OPEN STUDIO ve li farò conoscere e cercherò di stare in equilibrio (precario) tra loro e voi." Belinda Guerriero |
Una storia come molte altre, un tassello nella storia del grande design italiano. È la storia della ditta C.A.I., Ceramiche Artistiche Italiane.
La storia di una di quelle piccole aziende che con il loro lavoro, la loro passione hanno creato un fenomeno di rilevanza mondiale. Fondata a Nove (VI) nel 1963 da Stefano Guzzo differenzia subito la sua produzione da quella tradizionale novese creando modelli aggiornati e perfettamente allineati con le correnti artistiche del momento. Le decorazioni e le forme si ispirano con eleganza alla produzione internazionale.
È il periodo del boom economico. L’azienda si sviluppa, partecipa a fiere del settore e vince premi e riconoscimenti internazionali tra cui un diploma della Triennale di Milano nel 1968. Nel periodo di maggior successo arriva ad impiegare trentacinque dipendenti tra formatori, modellatori e decoratori.
Alla fine degli anni ’60 entra in azienda il figlio di Stefano Guzzo, Giuseppe, allievo dell’Istituto G. De Fabris di Nove (e successivamente docente di Laboratorio ceramico nella stessa scuola), particolarmente portato per la realizzazione di prototipi in gesso dalle forme geometriche, semplici e nette. Forme che non lasciano spazio ad errori e ripensamenti.
La nuova produzione abbandona la decorazione per una smaltatura a colori vivaci e uniformi, uno dei rari casi di creazione di oggetti di raffinato design nel vastissimo mondo ceramico della Nove di quegli anni. Bellissimi i lustri metallici applicati a forme essenziali, realizzate con assoluta precisione, che fanno pensare ad oggetti torniti in argento piuttosto che a vasi in terraglia.
Un centrotavola a scalini realizzato da Giuseppe vince il Primo Premio e la Targa d’Oro al concorso internazionale di Gualdo Tadino nel 1987.
L’esperienza e la maestria nella produzione di forme essenziali, cotte senza deformazioni e decorate con smalti di assoluta omogeneità cromatica non passa inosservata.
Editori di ceramiche d’arte e aziende che possono contare su una distribuzione più vasta affidano alla C.A.I. la realizzazione dei progetti dei maggiori architetti e designer italiani dell’epoca tra i quali Ettore Sottsass, Gio Ponti, Sergio Asti, Anna Gili, Andrea Nannetti, Claudio Nardi, Alessandro Mendini, Aldo Cibic, Riccardo Dalisi, Michele De Lucchi, Matteo Thun, Giuseppe Raimondi, Bertozzi & Casoni.
La C.A.I. trasformava i progetti giunti tramite fax, lettere cartacee ed eliocopie in oggetti tridimensionali con assoluto rispetto del progetto.
In alcuni prototipi le prime verifiche erano fatte con colori a freddo poi, una volta avuto l’avallo del designer, iniziava la produzione da parte della stessa C.A.I. oppure di aziende più grandi, tanto ormai le difficoltà erano superate…
La passione per il proprio bellissimo lavoro, la consapevolezza di avere tra le mani un pezzo di storia della creatività e del design italiano, ha portato Giuseppe Guzzo a conservare e poi collezionare amorevolmente prototipi e primissimi esemplari di oggetti destinati a diventare produzione seriale, oppure a rimanere preziosi pezzi unici, magari per le difficoltà e gli alti costi di realizzazione.
È questa la collezione esposta presso la galleria Artemisia di Thiene (VI).
Davide Alaimo
La storia di una di quelle piccole aziende che con il loro lavoro, la loro passione hanno creato un fenomeno di rilevanza mondiale. Fondata a Nove (VI) nel 1963 da Stefano Guzzo differenzia subito la sua produzione da quella tradizionale novese creando modelli aggiornati e perfettamente allineati con le correnti artistiche del momento. Le decorazioni e le forme si ispirano con eleganza alla produzione internazionale.
È il periodo del boom economico. L’azienda si sviluppa, partecipa a fiere del settore e vince premi e riconoscimenti internazionali tra cui un diploma della Triennale di Milano nel 1968. Nel periodo di maggior successo arriva ad impiegare trentacinque dipendenti tra formatori, modellatori e decoratori.
Alla fine degli anni ’60 entra in azienda il figlio di Stefano Guzzo, Giuseppe, allievo dell’Istituto G. De Fabris di Nove (e successivamente docente di Laboratorio ceramico nella stessa scuola), particolarmente portato per la realizzazione di prototipi in gesso dalle forme geometriche, semplici e nette. Forme che non lasciano spazio ad errori e ripensamenti.
La nuova produzione abbandona la decorazione per una smaltatura a colori vivaci e uniformi, uno dei rari casi di creazione di oggetti di raffinato design nel vastissimo mondo ceramico della Nove di quegli anni. Bellissimi i lustri metallici applicati a forme essenziali, realizzate con assoluta precisione, che fanno pensare ad oggetti torniti in argento piuttosto che a vasi in terraglia.
Un centrotavola a scalini realizzato da Giuseppe vince il Primo Premio e la Targa d’Oro al concorso internazionale di Gualdo Tadino nel 1987.
L’esperienza e la maestria nella produzione di forme essenziali, cotte senza deformazioni e decorate con smalti di assoluta omogeneità cromatica non passa inosservata.
Editori di ceramiche d’arte e aziende che possono contare su una distribuzione più vasta affidano alla C.A.I. la realizzazione dei progetti dei maggiori architetti e designer italiani dell’epoca tra i quali Ettore Sottsass, Gio Ponti, Sergio Asti, Anna Gili, Andrea Nannetti, Claudio Nardi, Alessandro Mendini, Aldo Cibic, Riccardo Dalisi, Michele De Lucchi, Matteo Thun, Giuseppe Raimondi, Bertozzi & Casoni.
La C.A.I. trasformava i progetti giunti tramite fax, lettere cartacee ed eliocopie in oggetti tridimensionali con assoluto rispetto del progetto.
In alcuni prototipi le prime verifiche erano fatte con colori a freddo poi, una volta avuto l’avallo del designer, iniziava la produzione da parte della stessa C.A.I. oppure di aziende più grandi, tanto ormai le difficoltà erano superate…
La passione per il proprio bellissimo lavoro, la consapevolezza di avere tra le mani un pezzo di storia della creatività e del design italiano, ha portato Giuseppe Guzzo a conservare e poi collezionare amorevolmente prototipi e primissimi esemplari di oggetti destinati a diventare produzione seriale, oppure a rimanere preziosi pezzi unici, magari per le difficoltà e gli alti costi di realizzazione.
È questa la collezione esposta presso la galleria Artemisia di Thiene (VI).
Davide Alaimo
ECHTRAI 2
To romanticise the world is to make us aware of the magic, mystery and wonder of the world.
It is to educate the senses to see the ordinary as extraordinary,
the familiar as strange, the mundane as sacred, the finite as infinite.
Novalis
EDITORIAL AND CREATIVE DIRECTION – Baz Nichols / Bran Graeme Nairne
COVER ARTWORK: Zoe Taylor –ZoeTaylor.me
FORMAT: A5, Perfect Bound, 160 PAGES.
PUBLICATION DATE – 12th December 2022
To romanticise the world is to make us aware of the magic, mystery and wonder of the world.
It is to educate the senses to see the ordinary as extraordinary,
the familiar as strange, the mundane as sacred, the finite as infinite.
Novalis
EDITORIAL AND CREATIVE DIRECTION – Baz Nichols / Bran Graeme Nairne
COVER ARTWORK: Zoe Taylor –ZoeTaylor.me
FORMAT: A5, Perfect Bound, 160 PAGES.
PUBLICATION DATE – 12th December 2022
LUIGI TURRA + BELINDA GUERRIERO
Ressac Luigi Turra _ Sound Belinda Guerriero _ Texts, voice (French Language) Mastering: Fabio Perletta Durata: 40 minuti circa curated and art directed by Richard Chartier, LINE_133 |
TRACKLIST:
1. Ressac (Les Mots Désaccordés I) (16:45) 2. Ressac (Les Mots Désaccordés II) (13:31) 3. Ressac (Bouleversement) (11:18) |
Luigi Turra ritorna a LINE Sound Art Edition di Richard Chartier, dopo 7 anni dall’enigmatico Alea (LINE _078), nell’occasione della prima pubblicazione con Belinda Guerriero.
Dopo alcune sound installations presentate in Germania (Produzentengalerie di Passau) e in Italia (“Il Suono in mostra” Sound Art Festival di Udine), Turra e Guerriero propongono Ressac, un rework di un progetto commissionato nel 2020 dall’emittente italiana Silent Radio.
Ressac è un’indagine sulla voce, iniziata con una profonda analisi dei testi e soprattutto dei film di Marguerite Duras.
Turra & Guerriero continueranno la loro ricerca con una rielaborazione del concetto di erosione del linguaggio.
Ressac verrà inoltre proposto come Sound Installation in alcune sedi italiane ed estere.
Data di pubblicazione: 18 Novembre 2022
Disponibile su www.lineimprint.bandcamp.com
ASSEMBLAGE22 (11X2)
Marta Martino
a cura di Monica Pirani
in collaborazione con Artemisia
“Mi trovo spesso a lavorare a temi di costrizione, di sovra esposizione e stigmatizzazione.
Mi interessano i tabù, il concetto di decenza, di censura, di normalità, anormalità e potenziale, il rapporto tra intenzione e azione.
Sul piano estetico, mi piace lavorare con elementi basici ripetuti e portati all’estremo, affinché acquisiscano un significato nuovo, un peso diverso dal loro unitario, riformulando l’esistente.
Se davvero non esiste più la possibilità di inventare cose nuove (...), credo che comunque ognuno di noi possa essere “mosso” dal modo in cui elementi “normali” vengono stravolti e ricombinati in una nuova dimensione estetica e cognitiva.
feeling *lost* right where you’ve always been. anxiety and life: dreaming of a *new* world. a *possible* solution.
Spesso associo l’ansia ad una situazione di noia protratta che crea frustrazione. Il lavoro di assemblage prevede atti violenti e liberatori, prevede il rifiuto di quello che si sa dell’intero, del conosciuto.
Ri-assemblare è un tentativo di soluzione, di temporanea riappacificazione e di conquista di una nuova realtà.”
Marta Martino
MARTA MARTINO è un talento creativo poliedrico, i cui progetti si collocano sulla linea di confine tra arte e fashion.
Fonda il suo marchio nel 2010. Nel corso della sua carriera collabora con diversi marchi della moda tra cui Antwerp Six, Max Mara e New York Industrie. Dal 2016 lavora a progetti di costume design e fashion direction nel panorama musicale e artistico.
Dal 2017 è direttrice creativa del marchio di alta gioielleria Peruffo.
Nel 2020 disegna i costumi per “deader than dead” dell’artista e coreografa americana Ligia Lewis per l’Hammer Museum di Los Angeles.
Il 2021 le vede collaborare nuovamente al progetto “Still not Still” di Lewis supportato da HAU Hebbel am Ufer di Berlino.
Nello stesso anno lavora inoltre a costumi e styling di UNFURL: dance performance di Emma Waltraud Howes e Justin F. Kennedy presso il Radialsystem di Berlino. Ancora nel 2021 lavora a The Migrant body: dance performance di Wardell Milan con Zachary Tye Richardson al Bronx Museum di NYC.
Marta Martino crea così una piattaforma creativa dalla quale si diramano progetti diversi tra loro, nel mondo del fashion, del design, della performance e dell’arte.
assemblage22 (11x2)
mixed media on paper - provini fotografici eseguiti con rollei del 1965
foto di backstage and life da progetti fashion and art (2017 - 2022) + black tape
30x21 cm
Marta Martino
a cura di Monica Pirani
in collaborazione con Artemisia
“Mi trovo spesso a lavorare a temi di costrizione, di sovra esposizione e stigmatizzazione.
Mi interessano i tabù, il concetto di decenza, di censura, di normalità, anormalità e potenziale, il rapporto tra intenzione e azione.
Sul piano estetico, mi piace lavorare con elementi basici ripetuti e portati all’estremo, affinché acquisiscano un significato nuovo, un peso diverso dal loro unitario, riformulando l’esistente.
Se davvero non esiste più la possibilità di inventare cose nuove (...), credo che comunque ognuno di noi possa essere “mosso” dal modo in cui elementi “normali” vengono stravolti e ricombinati in una nuova dimensione estetica e cognitiva.
feeling *lost* right where you’ve always been. anxiety and life: dreaming of a *new* world. a *possible* solution.
Spesso associo l’ansia ad una situazione di noia protratta che crea frustrazione. Il lavoro di assemblage prevede atti violenti e liberatori, prevede il rifiuto di quello che si sa dell’intero, del conosciuto.
Ri-assemblare è un tentativo di soluzione, di temporanea riappacificazione e di conquista di una nuova realtà.”
Marta Martino
MARTA MARTINO è un talento creativo poliedrico, i cui progetti si collocano sulla linea di confine tra arte e fashion.
Fonda il suo marchio nel 2010. Nel corso della sua carriera collabora con diversi marchi della moda tra cui Antwerp Six, Max Mara e New York Industrie. Dal 2016 lavora a progetti di costume design e fashion direction nel panorama musicale e artistico.
Dal 2017 è direttrice creativa del marchio di alta gioielleria Peruffo.
Nel 2020 disegna i costumi per “deader than dead” dell’artista e coreografa americana Ligia Lewis per l’Hammer Museum di Los Angeles.
Il 2021 le vede collaborare nuovamente al progetto “Still not Still” di Lewis supportato da HAU Hebbel am Ufer di Berlino.
Nello stesso anno lavora inoltre a costumi e styling di UNFURL: dance performance di Emma Waltraud Howes e Justin F. Kennedy presso il Radialsystem di Berlino. Ancora nel 2021 lavora a The Migrant body: dance performance di Wardell Milan con Zachary Tye Richardson al Bronx Museum di NYC.
Marta Martino crea così una piattaforma creativa dalla quale si diramano progetti diversi tra loro, nel mondo del fashion, del design, della performance e dell’arte.
assemblage22 (11x2)
mixed media on paper - provini fotografici eseguiti con rollei del 1965
foto di backstage and life da progetti fashion and art (2017 - 2022) + black tape
30x21 cm
ECHTRAI 1
Dopo il progetto pilota “ECHTRAI 0”, presentato lo scorso anno, continua la collaborazione tra Belinda Guerriero _ Artemisia e AnMór.
Unisciti a Helen Needham di BBC Radio Scotland per incontrare il fondatore di Echtrai Baz Nichols, il team editoriale Martyn Hudson ed Emily Hesse e un'entusiasmante gruppo di autori che parteciperanno al lancio ufficiale di ECHTRAI 1.
Una scrittura riflessiva e visionaria su paesaggi perduti, abbandonati, dimenticati e mitici. Scopri come è nata la rivista, il suo obiettivo e le sue ambizioni e ascolta estratti del lavoro di alcuni tra gli scrittori contemporanei in primo piano, tra cui l'autore di Ghost Town - Jeff Young, nominato dal premio letterario Costa; il meraviglioso artista e poeta riconosciuto a livello internazionale Alec Finlay; Jon Woolcott di Little Toller Books, nonché collaboratore del Guardian; insieme a nuove voci tra cui Belinda Guerriero, Louise Kenwood e Ian Grosz.
After the pilot edition of “ECHTRAI 0”, presented last year, the collaboration between Belinda Guerriero _ Artemisia Gallery and AnMór continues.
Join Helen Needham of BBC Radio Scotland to meet Echtrai's creator Baz Nichols, editorial team Martyn Hudson and Emily Hesse, and an exciting line up of contributing authors on the official launch of this new journal of thoughtful and imaginative writing on landscapes lost, abandoned, forgotten and mythic. Learn how the journal came about, its focus and ambition, and hear extracts of work from some of the featured writers, including Costa nominated author of Ghost Town Jeff Young; the wonderful, internationally recognised artist and poet Alec Finlay; Guardian contributor Jon Woolcott of Little Toller Books; as well as new voices including Belinda Guerriero, Louise Kenwood and Ian Grosz.
RESIDUI
20/21 novembre 2021
Fenster Laboratori
Via del Parco 11, Thiene - VI
Luigi Turra ha raccolto una serie di scatti fotografici: foglie. Foglie come tracce di memoria.
I suoi soggetti sono fuggevoli, a volte inafferrabili, pur nell’ accettazione di uno stato di transitorietà di ciò che scompare, per trasformarsi in qualcos’altro.
Le foglie sono colte nel momento in cui la linfa vitale non è più presente e disseccandosi si svuotano della loro essenza, evidenziando altresì ciòche rimane. L’autore coglie l’attimo che precede la frammentazione e ce lo restituisce silente, accennando ad indizi di vita reale e ai cicli costanti di rigenerazione individuale e universale.
Luigi Turra registra dei segni che, proprio perché nella rappresentazione fotografica sono costituiti da minuscoli dettagli, ovvero da pulviscoli,rallentano la percezione visiva e la costringono ad una lunga indagine,
da cui fluisce una bellezza persuasiva.
L’approccio compositivo che connota anche le sue composizioni musicali, indica asimmetria e irregolarità ed elude quindi tutto ciò che non è più essenziale.
Luigi Turra, Residui, Italy, 2021.
Stampe fotografiche, fine art print, montate su alluminio.
Ogni soggetto è firmato dall'artista in edizione limitata di 20.
Fine art Photo prints on aluminium.
Each subject is signed by the artist and comes in a limited edition of 20.
18x18 cm. € 65,00
50x50 cm. € 180,00
20/21 novembre 2021
Fenster Laboratori
Via del Parco 11, Thiene - VI
Luigi Turra ha raccolto una serie di scatti fotografici: foglie. Foglie come tracce di memoria.
I suoi soggetti sono fuggevoli, a volte inafferrabili, pur nell’ accettazione di uno stato di transitorietà di ciò che scompare, per trasformarsi in qualcos’altro.
Le foglie sono colte nel momento in cui la linfa vitale non è più presente e disseccandosi si svuotano della loro essenza, evidenziando altresì ciòche rimane. L’autore coglie l’attimo che precede la frammentazione e ce lo restituisce silente, accennando ad indizi di vita reale e ai cicli costanti di rigenerazione individuale e universale.
Luigi Turra registra dei segni che, proprio perché nella rappresentazione fotografica sono costituiti da minuscoli dettagli, ovvero da pulviscoli,rallentano la percezione visiva e la costringono ad una lunga indagine,
da cui fluisce una bellezza persuasiva.
L’approccio compositivo che connota anche le sue composizioni musicali, indica asimmetria e irregolarità ed elude quindi tutto ciò che non è più essenziale.
Luigi Turra, Residui, Italy, 2021.
Stampe fotografiche, fine art print, montate su alluminio.
Ogni soggetto è firmato dall'artista in edizione limitata di 20.
Fine art Photo prints on aluminium.
Each subject is signed by the artist and comes in a limited edition of 20.
18x18 cm. € 65,00
50x50 cm. € 180,00
ECHTRAI è un una rivista antologica che riguarda lo scrivere ma anche l’arte visiva.
I testi includono una vasta scelta di saggi, poesia, prosa poetica, narrativa breve, ibridi sperimentali, articoli accademici e pezzi ripubblicati, in edizione semestrale.
AnMór è un gruppo di scrittori che ama promuovere e divulgare lavori creativi ispirati a paesaggi perduti,
abbandonati, dimenticati e mitici.
Nuovi scrittori, affermati o emergenti con un tocco di originalità: uno stile innovativo che entusiasmerà e coinvolgerà
il nostro pubblico e lo incoraggerà a porre domande, ad apprendere, indagare, discutere e a confrontarsi.
Echtrai - Secondo l’Irlandese della tradizione pagana celtica, il termine echtrai si riferisce a delle tipologie di viaggi mitici, solitamente intrapresi da un "eroe", e molto spesso verso ”l’Aldilà".
La terra è un vasto archivio, un catalogo di attività e di eventi che si espandono nelle epoche, che comprende ciò che conosciamo e possibilmente ciò che conosceremo - strato dopo strato, ogni strato contiene e ne ingloba i momenti nel loro verificarsi, ogni livello è un “caché of memory”, una storia, cose trascorse e sbiadite in un passato evanescente.
La storia della terra è un grande enigma, si basa sull’instabilità , sulla mutevolezza, sul cambio di forma delle sue fondamenta, poiché cospira a scriversi e riscriversi sotto lo sguardo indagatore degli studiosi.
É con questo viaggio che ci imbarchiamo con Echtrai journal, un tentativo di sintonizzarsi con le frequenze del liminale, nella speranza di ricostruire i frammenti dell’antico, perduti e distorti. Le vestigia di una melodia che risuona attraverso il tempo.
I testi includono una vasta scelta di saggi, poesia, prosa poetica, narrativa breve, ibridi sperimentali, articoli accademici e pezzi ripubblicati, in edizione semestrale.
AnMór è un gruppo di scrittori che ama promuovere e divulgare lavori creativi ispirati a paesaggi perduti,
abbandonati, dimenticati e mitici.
Nuovi scrittori, affermati o emergenti con un tocco di originalità: uno stile innovativo che entusiasmerà e coinvolgerà
il nostro pubblico e lo incoraggerà a porre domande, ad apprendere, indagare, discutere e a confrontarsi.
Echtrai - Secondo l’Irlandese della tradizione pagana celtica, il termine echtrai si riferisce a delle tipologie di viaggi mitici, solitamente intrapresi da un "eroe", e molto spesso verso ”l’Aldilà".
La terra è un vasto archivio, un catalogo di attività e di eventi che si espandono nelle epoche, che comprende ciò che conosciamo e possibilmente ciò che conosceremo - strato dopo strato, ogni strato contiene e ne ingloba i momenti nel loro verificarsi, ogni livello è un “caché of memory”, una storia, cose trascorse e sbiadite in un passato evanescente.
La storia della terra è un grande enigma, si basa sull’instabilità , sulla mutevolezza, sul cambio di forma delle sue fondamenta, poiché cospira a scriversi e riscriversi sotto lo sguardo indagatore degli studiosi.
É con questo viaggio che ci imbarchiamo con Echtrai journal, un tentativo di sintonizzarsi con le frequenze del liminale, nella speranza di ricostruire i frammenti dell’antico, perduti e distorti. Le vestigia di una melodia che risuona attraverso il tempo.
EDITORIAL AND CREATIVE DIRECTION – B G Nichols / Bran Graeme Nairne
ASSOCIATE EDITORS – Martyn Hudson, Emily Hesse
COVER ARTWORK: Pam Petro
FORMAT: A5, Perfect Bound, 120 PAGES.
€ 15,00
ASSOCIATE EDITORS – Martyn Hudson, Emily Hesse
COVER ARTWORK: Pam Petro
FORMAT: A5, Perfect Bound, 120 PAGES.
€ 15,00
ECHTRAI
is a journal anthology of writing and visual art, dedicated to bringing together the work of a diverse cross-section of writers and artists with an interest in landscapes, lost, abandoned, forgotten & mythic.
Written words will include a wide variety of essays, poetry, poetic prose, short fiction, experimental hybrids, academic papers and republished works on a bi-annual basis.
AnMór are a group of writers with a passion for promoting and disseminating creative works informed by landscapes lost, abandoned, forgotten, & mythic.
New, established, or emerging writers with a flair for the original – a creative, innovative style that will excite and engage our audience and encourage them to question, learn, enquire, discuss and challenge.
Echtrai -According to the Irish of the Celtic pagan tradition, an echtrai refers to a broad category of mythic journeying, usually undertaken by a ‘hero’, and very often to the ‘Otherworld’.
The earth is a vast archive, a catalogue of activity and events that spans the epochs, encompassing everything that we know and likely ever will know – layers upon layers, each layer containing and encapsulating the moments of its occurrence, each layer a caché of memory, history, and things long gone, faded into an evanescent past.
The earth’s history is largely an enigma, it sits on unstable, mutable, shape-shifting foundations as it conspires to write and rewrite itself under the scrutinous eyes of scholars.
It is upon this journey that we embark with Echtrai journal, an attempt at attuning to the frequencies of the liminal, hoping to reconstruct the lost and distorted fragments of antiquity, listening for ancestral voices, the words of those long gone, hidden deep within the earth. A vestigial undersong that resonates across time.
is a journal anthology of writing and visual art, dedicated to bringing together the work of a diverse cross-section of writers and artists with an interest in landscapes, lost, abandoned, forgotten & mythic.
Written words will include a wide variety of essays, poetry, poetic prose, short fiction, experimental hybrids, academic papers and republished works on a bi-annual basis.
AnMór are a group of writers with a passion for promoting and disseminating creative works informed by landscapes lost, abandoned, forgotten, & mythic.
New, established, or emerging writers with a flair for the original – a creative, innovative style that will excite and engage our audience and encourage them to question, learn, enquire, discuss and challenge.
Echtrai -According to the Irish of the Celtic pagan tradition, an echtrai refers to a broad category of mythic journeying, usually undertaken by a ‘hero’, and very often to the ‘Otherworld’.
The earth is a vast archive, a catalogue of activity and events that spans the epochs, encompassing everything that we know and likely ever will know – layers upon layers, each layer containing and encapsulating the moments of its occurrence, each layer a caché of memory, history, and things long gone, faded into an evanescent past.
The earth’s history is largely an enigma, it sits on unstable, mutable, shape-shifting foundations as it conspires to write and rewrite itself under the scrutinous eyes of scholars.
It is upon this journey that we embark with Echtrai journal, an attempt at attuning to the frequencies of the liminal, hoping to reconstruct the lost and distorted fragments of antiquity, listening for ancestral voices, the words of those long gone, hidden deep within the earth. A vestigial undersong that resonates across time.
LA PAROLA RAPITA
Series of three experimental radiodrama for poetry residues and sound ash. Homage to Marguerite Duras. Presentation by Tiberio Faedi for Silent Radio silentradio.it https://www.luigiturra.com/clapat_ndk_portfolio/mots/ Voice & Text by Belinda Guerriero Cello by Ecka Mordecai |
Imagine laying on a river bed, looking towards the light. Laying as sediments, in a deaf and confused torpidity. Looking upwards, for a gleam, a fragment, a flash.
On the surface, the current makes the waters flow rapidly and flashes of light create intricate clusters of confused words. |
MÉLAN HYDŌR_BLACK WATER
Three rivers acoustic sculpture
“Sedimenti, confluenze glaciali e sommerse mutano lentamente nello scorrere del suono e del tempo. Apparente immutabilità in costante cambiamento”.
La comunicazione si interseca, tre lingue l'italiano, il francese e l’inglese fluiscono nei tre fiumi di Passau, divenendo un unicum: il Danubio. L’opera sonora porta il mutare eterno dei tre corsi d'acqua all'interno della Galleria trasformandola in un flusso invisibile ma tangibile.
La voce umana viene assoggettata allo scorrere costante del suono per divenire suono puro, sovrapponendosi alle correnti e inabissandosi in fondali neri.
MÉLAN HYDŌR cristallizza il modo in cui il suono rapisce la voce e al tempo stesso la voce scuote il suono, creando una rarefatta ombra ambientale che irradia gli spazi espandendosi.
I fiumi si adattano alle pietre e ai detriti minerali in un mutamento che non ha tempo.
“Sediments, glacial and submerged confluences slowly change with the sound and time passage. Apparent immutability in constant change”.
Communication intersects, three languages: Italian, French and English flow in the three rivers of Passau, becoming a unicum: the Danube. The sound work brings the eternal change of the three waterways inside the Gallery, becoming an invisible but tangible flow.
The human voice is subjected to the constant flow of sound to become pure sound, overlapping the currents and sinking into black depths.
MÉLAN HYDŌR crystallizes the way in which the sound enrapture the voice and at the same time the voice shakes the sound, creating a rarefied ambient shadow which radiates the spaces expanding.
Rivers adapt to stones and mineral debris in a timeless change.
Belinda Guerriero: lyrics and voice
Luigi Turra: sound
Three rivers acoustic sculpture
“Sedimenti, confluenze glaciali e sommerse mutano lentamente nello scorrere del suono e del tempo. Apparente immutabilità in costante cambiamento”.
La comunicazione si interseca, tre lingue l'italiano, il francese e l’inglese fluiscono nei tre fiumi di Passau, divenendo un unicum: il Danubio. L’opera sonora porta il mutare eterno dei tre corsi d'acqua all'interno della Galleria trasformandola in un flusso invisibile ma tangibile.
La voce umana viene assoggettata allo scorrere costante del suono per divenire suono puro, sovrapponendosi alle correnti e inabissandosi in fondali neri.
MÉLAN HYDŌR cristallizza il modo in cui il suono rapisce la voce e al tempo stesso la voce scuote il suono, creando una rarefatta ombra ambientale che irradia gli spazi espandendosi.
I fiumi si adattano alle pietre e ai detriti minerali in un mutamento che non ha tempo.
“Sediments, glacial and submerged confluences slowly change with the sound and time passage. Apparent immutability in constant change”.
Communication intersects, three languages: Italian, French and English flow in the three rivers of Passau, becoming a unicum: the Danube. The sound work brings the eternal change of the three waterways inside the Gallery, becoming an invisible but tangible flow.
The human voice is subjected to the constant flow of sound to become pure sound, overlapping the currents and sinking into black depths.
MÉLAN HYDŌR crystallizes the way in which the sound enrapture the voice and at the same time the voice shakes the sound, creating a rarefied ambient shadow which radiates the spaces expanding.
Rivers adapt to stones and mineral debris in a timeless change.
Belinda Guerriero: lyrics and voice
Luigi Turra: sound
FOR THOSE BORN WITH WINGS
where pages are feathers where words are wings texts and Incantations BGN/Eijls with Kerri ní Dochartaigh Place Edition 2020 limited edition |
Artemisia presenta Small Divinities, un nuovo linguaggio artistico, un'opera ibrida nata dalla collaborazione tra lo scrittore Barry G. Nichols e il compositore Luigi Turra.
Libro + Cd in edizione limitata, distribuito esclusivamente in UK e in Italia, presso la nostra galleria. Abbiamo incontrato gli artisti e intervistati per conoscere meglio il loro lavoro. Artemisia presents Small Divinities, a new art language, an hybrid work born from the collaboration between the writer Barry G. Nichols and the composer Luigi Turra. Limited edition book + CD, distributed exclusively in the UK and Italy, at our gallery. We met and interviewed the artists to learn more about their work. |
Barry G. Nichols intervistato da Belinda Guerriero
SMALL DIVINITIES, PERCHÉ QUESTO TITOLO? Il titolo è emerso mentre scrivevo i pezzi per questo progetto. Ho provato vari titoli che si riferivano a cose piccole, sacre. Divinità implica “Sacro”, o divino e credo che le piccole offerte fatte a Flag Fen e i miei oggetti naturali possiedano qualcosa di divino. PAROLE E SUONI…COME NASCE LA COLLABORAZIONE CON LUIGI TURRA? Conosco il lavoro di Luigi da molti anni e quando ebbi le prime idee per Small Divinities, pensai che sarebbe stato interessante affiancare le mie parole al suono, più che a delle immagini, creando qualcosa di più evocativo e atmosferico. Luigi fu una scelta ovvia, dato che stavo cercando qualcosa che durasse approssimativamente la lunghezza di tempo che richiedeva la lettura delle mie parole...una specie di “sottofondo” alle mie incantations che portasse alla memoria un’energia antica e sacra. L’OPERA GENERA ORIZZONTI VISIVI E MENTALI IN CUI È POSSIBILE IMMEDESIMARSI A LIVELLO EMOTIVO E SENSORIALE, QUESTO ASPETTO È INTENZIONALE NEL TUO LAVORO? Sì, lo è molto. I nostri meccanismi sensoriali e percettivi sono diventati, nel corso di molti millenni, intorpiditi e meno efficienti. Tendiamo a “sintonizzarci” ad input sensoriali dai quali siamo bombardati ogni giorno e in alcuni casi per buoni motivi...ma credo che ciò implichi anche una grande perdita di contatto con il mondo naturale. Nel “sintonizzarci” perdiamo anche connessioni vitali e in qualche modo essenziali con la natura che una volta avevamo. In un passato lontano, le nostre facoltà uditive, visive e olfattive erano, ne sono certo, più in armonia con i ritmi, i cicli e linguaggio della natura, dato che c’erano poche altre distrazioni aldilà ovviamente della mera sopravvivenza. La prima sequenza di parole intitolata Laments and Incantations...lamenti dato il mio profondo senso di distruzione del mondo naturale e del nostro posto in esso. Innanzitutto è la mia missione personale per re-incantare il paesaggio e per riportare l’attenzione su di esso in modi, spero, unici e interessanti e possibilmente perfino di sfida. Il primo step per la trasformazione e la trasformazione di noi stessi… tutto ciò poi trasmette agli altri e crea un legame speciale un’energia per trascendere a forme superiori di pensiero e di esistenza. NEL TUO LAVORO SI PERCEPISCE UNA COSTANTE RICERCA DI COLLEGAMENTI…TRA IL LA TERRA E L’UOMO, IL CELESTE E LE DIVINITÀ CTONIE… Viviamo in un regno magico, sospesi tra i due - un incantevole "luogo di mezzo"... ho scritto recentemente su come la natura tenda a ripiegarsi su se stessa nel discreto, binari opposti di luce /ombra, sopra/sotto, bagnato/asciutto, bianco/nero, giorno/notte ecc. e esiste un regno potenzialmente trascendente e in trasformazione nei luoghi di mezzo in cui i due stati si incontrano e si annullano. Il fatto che esistiamo tra i due stati, sta per me ad indicare che siamo altamente privilegiati nell’esistere in questa forma e che abbiamo un’opportunità di fare qualcosa di molto speciale...il mio lavoro è essenzialmente basato sullo stabilire connessioni critiche tra l’uomo e il mondo naturale, sperando di portare i due ad avvicinarsi in un modo più trascendente, magico e creativo. QUALE RUOLO CULTURALE DAI AL TUO LAVORO? Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere. Ho sempre negato la mia posizione come “poeta”...sì c’è una forma di poesia nei miei scritti ma preferisco chiamare il mio lavoro ‘Incantations’ dato che suggerisce qualcosa di più profondo e se vogliamo più in sintonia con la mia “missione”. Spero di agire da eco o come un punto di accesso per coloro che ragionano in termini simili o forse come un modo per cambiare le percezioni della gente sfidando l’ortodossia e lo status quo...Penso che questo sia il ruolo di molti artisti, scrittori e musicisti di creare punti di accesso per campi più elevati del sapere e in sintonia con l’intuizione e le forze universali. Luigi Turra intervistato da Belinda Guerriero VISIVO E SONORO. COME HAI LAVORATO PER SMALL DIVINITIES? Le composizioni realizzate per Small Divinities sono essenzialmente luoghi “non visivi” o non-luoghi sonori. La mia musica non possiede caratteristiche narrative perché non cerca di veicolare un unico messaggio ma piuttosto di innescare una sorta di stratificazione comprendente vari tipi di sensazioni senza necessariamente dover descrivere qualcosa. In questo lavoro specifico invece di operare per sottrazione (come accade nei miei dischi) ho operato per disgregazione o ancora meglio per rarefazione, perché mi è parso interessante sviluppare una condizione di tempo/spazio estremamente sospesa. E' come se avessi lasciato che strati di polvere si appoggiassero sulle partiture degli strumenti per rivelare l'idea di un luogo che di fatto è essenzialmente memoria non visiva. Dal mio punto di vista si potrebbe parlare persino di geografie immaginarie che in qualche modo possiedono una qualità emotiva arcaica. QUAL È IL RUOLO DELLA LETTERATURA E DELL'ANALISI DELLA PAROLA NELLA TUA RICERCA? Certa letteratura del '900 occupa uno spazio davvero importante. Non soltanto l'analisi della parola ma sovente anche quello dell'assenza della parola. Ad esempio l'assenza della parola ne "La Voce Umana" di Cocteau ha una potenza spesso devastante. Questo tipo di assenza letteraria mi ha realmente influenzato come musicista. |
Barry G. Nichols interviewed by Belinda Guerriero
SMALL DIVINITIES, WHY THIS TITLE? The title emerged as I was writing the pieces for this project. I played around with several titles that referred to small, sacred things. Divinity implies "sacred", or "god-like", and I believe that the small offerings made at Flag Fen, and my own natural objects possess some form of divinity. WORDS AND SOUNDS…HOW DID THE COLLABORATION WITH LUIGI TURRA START? I have known Luigi's work for many years and when the original ideas for Small Divinities came about, I thought it would be interesting to pair my words with sound, rather than images, creating something more evocative and atmospheric. Luigi was an obvious choice, as I was looking for something that would last approximately the length of time it takes to read my words.. a kind of 'backing track' to my incantations which would recall ancient and sacred energy. YOUR WORK GENERATES VISUAL AND MENTAL HORIZONS IN WHICH IT IS POSSIBLE TO IDENTIFY ON AN EMOTIONAL AND SENSORIAL LEVEL, IS THIS ASPECT INTENTIONAL? Yes, very much so. Our sensory and perceptual mechanisms have, over many millennia become dulled and less effective. We tend to 'tune out' much of the sensory input that we are bombarded with every day, and in many cases, for good reason.. but I believe with that comes a great loss of contact with the natural world. In 'tuning out' we also miss vital and somewhat essential connections with nature that we may have once had. In the ancient past, our audible, visual and olfactory faculties were, I'm sure, more highly attuned to the rhythms, cycles, and language of nature, as there were few other distractions, other than of course, basic survival. My first sequence of words was called Laments and Incantations.. laments because of my deep sense of destruction of the natural world and our place in it. Overall it is my personal mission to re-enchant the landscape, and bring attention to it in hopefully unique and interesting, possibly even challenging ways. The first step to transformation is transformation of the self.. this then transmits to others, and creates a special bond, an energy for transcendence to higher forms of thinking and existing. IN YOUR WORK THERE’S A CONSTANT SEARCH FOR CONNECTIONS ... BETWEEN EARTH AND HUMAN, THE CELESTIAL AND THE CHTHONIC… We live in a magical realm , suspended between the two - an enchanted 'middle place', yet we are sustained by both. I wrote very recently about how nature tends to parcel itself into discrete, binary opposites of light/ dark, above/below, wet/dry, black/white, day/night, etc, and there is a potentially transcendent, transformative realm in the middle places where two states meet and elide. The fact that we exist between two states indicates to me that we are highly privileged to exist in this form, and we have an opportunity to do something very special and significant...my work is essentially about establishing critical connections between mankind and the natural world, and hopefully bringing the two much closer together in a more transcendent, magical, and creative way. WHAT CULTURAL ROLE DO YOU GIVE TO YOUR WORK? This is a very difficult question to answer - I have always actively denied my position as a 'poet'...Yes, there is a form of poetry in my writings, but I prefer to call my textual work 'incantations' as they suggest something much deeper, more in tune with my overall "mission" if you like. I hope that I act as a resonator, or an access point for those who think in similar ways, or perhaps as a way of changing people's perceptions, challenging orthodoxy and the status quo.. I think that is the role of many artists, writers and musicians, to create access points to higher fields of thinking, and in tune with intuition and universal forces. Luigi Turra interviewed by Belinda Guerriero VISUAL AND SOUND. HOW DID YOU WORK FOR SMALL DIVINITIES? The compositions created for Small Divinities are essentially "non-visual" places or non-places of sound. My music doesn’t have narrative characteristics because it doesn’t try to convey a single message but it rather trigger a sort of stratification including various kind of sensations without necessarily having to describe something. In this specific work instead of operating by subtraction (as it usually happens in my work) I operated by disjunction or even more by rarefaction, because it seemed interesting to me to develop an extremely suspended time / space condition. It is as if I had let layers of dust lean on the instruments scores, so to reveal the idea of a place that in fact is essentially a non-visual memory. From my point of view one could even speak of imaginary geographies which in some way possess an archaic emotional quality. WHAT IS THE ROLE OF LITERATURE AND WORD ANALYSIS IN YOUR RESEARCH? Certain 1900s literature occupies a truly important space. Not only the word analysis but often also the absence of the word. For example, the absence of the word in Cocteau's "The Human Voice" has often a devastating power. This kind of literary absence really influenced me as a musician. |
SMALL DIVINITIES.
A BOOK WRITTEN BY BARRY G. NICHOLS
PLACE EDITION 2020
BOOK/LIBRO + CD € 17,50
A5 saddle-stitched chapbook, with essay and incantations, printed on finest Tintoretto Gesso stock, and accompanying CD by Luigi Turra.
Un altro tributo alla serie di opere letterarie The Land Incanted, Small Divinities estende ulteriormente i temi stabiliti nell'ultima edizione, They Shall Not Rise Until Light Shines Upon Them.
Localizzato nell’antico sito dell'Età del Bronzo a Flag Fen, nel Cambridgeshire, Regno Unito, questo progetto si focalizza su alcune documentazioni archeologiche di reperti trovati, lasciati in eredità alle acque di Flag Fen e li giustappone a "incantesimi" poetici che accompagnano le stesse offerte o "placements" dello scrittore inglese, BGN/EIJLS.
Fatti di detriti naturali, questi "placements" vengono secreti in luoghi remoti e lasciati interagire con l'ambiente circostante, creando collegamenti invisibili tra oggetto e luogo. Allo stesso modo, gli antichi manufatti dell'Età del Bronzo furono depositati nelle acque di palude per ragioni sconosciute. Si trattava solamente di rimasugli e rifiuti di una cultura in decadimento o oggetti cerimoniali creati come oblazioni /offerte a qualche divinità sconosciuta? Spesso sono gli oggetti e i gesti più piccoli, più discreti, che si riverberano nei modi più potenti ...
"... All'interno della borsa c'erano gli oggetti più straordinari: un pezzo d'ambra, una piccola conchiglia e il pezzo rotto di una più grande - un piccolo cubo di legno - una scheggia di selce - numerose diverse radici essiccate - un pezzo di corteccia - la coda di un serpente d'erba - un artiglio di falco - una piccola e sottile coppia di pinzette - un coltello di bronzo in una custodia di cuoio - un rasoio con un manico a testa di cavallo in una custodia legata con un laccio di cuoio - un piccolo coltello di selce cucito in un intestino o in una vescica - una custodia di cuoio lunga un centimetro e mezzo in cui c'era la mascella inferiore di un giovane scoiattolo - e una piccola vescica o intestino contenente diversi piccoli articoli... “
“La gente del luogo non può avere dubbi sul fatto che i sacerdoti o i capi principali, con l'aiuto dei loro amuleti, avessero potere sulla malattia e sui pericoli nascosti. Come e per quali scopi usassero cose così diverse, non lo sappiamo, ma la fede negli amuleti per portare felicità o scongiurare il male e nei loro poteri di guarigione e stregoneria, persistono fino ai giorni nostri e potrebbero forse affondare le loro radici nell'età del bronzo.“
Estratti da: The Mound People, Danish Bronze Age Man Preserved, P.V. Glob, Book Club Associates 1973
Il CD di Luigi Turra allegato in terza di copertina, costituisce la sua prima intensa esplorazione e indagine sulla strumentazione tradizionale.
Acclamato a livello internazionale per il suo minimalismo digitale sperimentale, Luigi Turra con queste registrazioni si allontana radicalmente dal suo modus operandi consueto. In questo lavoro, droni intensi e scarni sfuggono e si sovrappongono a suggestivi strumenti ad arco, un ensemble di violino, viola e violoncello, registrato a Venezia, Schio e Labin. L'intera composizione è intrecciata a canti eterei, sfumature mistiche e ad antiche presenze. Questo capolavoro sonico sarà disponibile solo in questa edizione limitata, ed è allo stesso tempo un must per collezionisti e neofiti.
_______________________________________________________________________________________________________________________________
Another tributary of The Land Incanted series of text-works, Small Divinities further extends the themes set down in the last edition, They Shall Not Rise Until Light Shines Upon Them.
Located on the remote Bronze Age site at Flag Fen, in Cambridgeshire , UK, this project takes as its focus some of the archaeological records of artefacts found bequeathed to the waters at Flag Fen, and juxtaposes them with poetic ‘incantations’ accompanying my own offerings or ‘placements’.
Made from natural detritus, these placements are secreted in remote locations and left to resonate with the environment, creating invisible links between object and place. In a similar vein, the ancient Bronze Age artefacts were deposited into the fen waters for reasons unknown. Were these merely the rubbish and litter of a decaying culture, or ceremonial objects designed as oblations – offerings to some unknown deity? More often than not, it is the smallest, most discrete objects and gestures that resonate in the most potent ways…
"…Inside the bag were the most extraordinary objects: a piece of amber bead, a small conch shell and the broken piece of a larger one – a small cube of wood a flint flake – a number of different dried roots – a piece of bark – the tail of a grass snake – a falcon’s claw – a small, slender pair of tweezers – a bronze knife in a leather case – a razor with a horse’s head handle in a case bound with a leather thong – a small flint knife stitched into an intestine or a bladder – a small inch and a half long leather case in which there was the lower jaw of a young squirrel – and a small bladder or intestine containing several small articles. ..“
“The Mound People can have no doubts that the priests or chieftains, with the help of their amulets, had power over sickness and hidden dangers . How, and for what purposes the use of many different things had been used, we do not know, but faith in amulets for bringing happiness or warding off evil, and in their powers of healing and witchcraft, persist to the present day, and may perhaps have their roots in the Bronze Age.“
Excerpts from: The Mound People, Danish Bronze Age Man Preserved, P.V. Glob, Book Club Associates 1973
The accompanying CD by Luigi Turra is his first intensive exploration and investigation of traditional instrumentation.
Internationally acclaimed for his experimental digital minimalism, these recordings represent a radical departure from his established modus operandi. Here, spare and intense drones elide and superimpose with hauntingly atmospheric strings, an ensemble of violin, viola and cello, recorded in Venice, Schio, and Labin. The whole composition is interwoven with ethereal chants, mystic undertones, and the ghosts of the ancient past. This sonic masterwork will be available only in this highly limited edition for the foreseeable future, and is a must for serious collectors and neophytes alike.
SMALL DIVINITIES PREVIEWS
_______________________________________________
Small Divinities i excerpt
http://www.luigiturra.com/sd/SmallDivinities_i_excerpt.mp3
Small Divinities ii excerpt
http://www.luigiturra.com/sd/SmallDivinities_ii_excerpt.mp3
Small Divinities iii excerpt
http://www.luigiturra.com/sd/SmallDivinities_iii_excerpt.mp3
https://placefieldnotes.wordpress.com
http://www.luigiturra.com
THE MOOR, THE MIRROR
L'artista e curatrice italiana, Belinda Guerriero ha realizzato una nuova serie di opere fotografiche in risposta a due lavori letterari, Laments + Incantations e Small Divinities.
Intitolate The Moor/La Brughiera, The Mirror/Lo Specchio, queste immagini incredibilmente belle e suggestive, tratte dalle pagine dei miei testi, sono riflessioni e rifrazioni catturate da varie angolazioni. Le immagini sono state distorte attraverso uno specchio antico degli anni '30 o ’40, deteriorato e alterato nel tempo, creando straordinari effetti visivi, l’aberrazione della luce e la curvatura della stessa. Un'intelligente metafora per i luoghi antichi e abbandonati che ho descritto a parole.
Tutto ciò è una forma di discorso, una narrazione, uno scambio di idee che potrà continuare nel corso del nostro isolamento.
Italian artist and curator, Belinda Guerriero has made a series of fresh photographic works in response to two of my written sequences – Laments + Incantations, and Small Divinities.
Entitled The Moor, The Mirror, these incredibly beautiful, evocative works, taken from the pages of my chapbooks are reflections and refractions of the pages captured from a range of angles. The images are distorted through an antique mirror from the 1930’s or 40’s which has become degraded and distempered over time, creating stunning visual effects and aberrations of light and light curvature, an intelligent visual metaphor for the ancient and relict lands that I have depicted in words. This is a form of discourse, a narrative, an exchange of ideas that can be continued over the course of our isolation.
BGN/EIJLS, April 2020
https://placefieldnotes.wordpress.com
L'artista e curatrice italiana, Belinda Guerriero ha realizzato una nuova serie di opere fotografiche in risposta a due lavori letterari, Laments + Incantations e Small Divinities.
Intitolate The Moor/La Brughiera, The Mirror/Lo Specchio, queste immagini incredibilmente belle e suggestive, tratte dalle pagine dei miei testi, sono riflessioni e rifrazioni catturate da varie angolazioni. Le immagini sono state distorte attraverso uno specchio antico degli anni '30 o ’40, deteriorato e alterato nel tempo, creando straordinari effetti visivi, l’aberrazione della luce e la curvatura della stessa. Un'intelligente metafora per i luoghi antichi e abbandonati che ho descritto a parole.
Tutto ciò è una forma di discorso, una narrazione, uno scambio di idee che potrà continuare nel corso del nostro isolamento.
Italian artist and curator, Belinda Guerriero has made a series of fresh photographic works in response to two of my written sequences – Laments + Incantations, and Small Divinities.
Entitled The Moor, The Mirror, these incredibly beautiful, evocative works, taken from the pages of my chapbooks are reflections and refractions of the pages captured from a range of angles. The images are distorted through an antique mirror from the 1930’s or 40’s which has become degraded and distempered over time, creating stunning visual effects and aberrations of light and light curvature, an intelligent visual metaphor for the ancient and relict lands that I have depicted in words. This is a form of discourse, a narrative, an exchange of ideas that can be continued over the course of our isolation.
BGN/EIJLS, April 2020
https://placefieldnotes.wordpress.com
ART & BUSINESS
a cura di Belinda Guerriero e Monica Pirani
Il marchio Pomandère celebra 10 anni di attività con TRANSPARENCY.
L’arte entra in azienda per sviluppare un progetto innovativo con tre artisti che lavorano a stretto contatto con Carlo Zanuso e il suo team produttivo.
La residenza artistica di Anne Grebby, Vera Dieterich e Luigi Turra innesca un processo di progettazione totalmente differente, che approda alla creazione di otto abiti-scultura con installazioni di musica riduzionista.
Le opere concepite nel nuovo spazio Pomandère, sito di archeologia industriale, sono state realizzate grazie all’ausilio delle specifiche aree di lavoro (stile, prodotto, comunicazione) e con l’utilizzo di macchinari e tessuti non consueti per gli artisti.
L’intervento tra arte e moda crea in questo contesto un’atmosfera di totale condivisione.
L’ evento espositivo in azienda proseguirà con installazioni itineranti delle opere e il coinvolgimento di fornitori e clienti.
Pomandère lancia un messaggio ...
Pomandère’s brand celebrates 10 years with TRANSPARENCY.
Art enters the company to develop an innovative project with three artists working closely with Pomandère’s production team and Carlo Zanuso.
Anne Grebby, Vera Dieterich and Luigi Turra artistic residency triggers a different project process, which leads to the creation of eight sculpture-dresses with lowercase sound installations.
The artworks conceived in the new Pomandère factory, industrial archeological site, were created with the contribution of the specific working areas (style, product, communication) and with the use of machine tools and fabrics uncommon for the artists.
The collaboration between art and fashion creates a total sharing atmosphere.
The exhibition in the factory will be followed by traveling installations events of the artworks exploring new communication systems to engage and involve suppliers and customers.
Pomandère sends a message ...
a cura di Belinda Guerriero e Monica Pirani
Il marchio Pomandère celebra 10 anni di attività con TRANSPARENCY.
L’arte entra in azienda per sviluppare un progetto innovativo con tre artisti che lavorano a stretto contatto con Carlo Zanuso e il suo team produttivo.
La residenza artistica di Anne Grebby, Vera Dieterich e Luigi Turra innesca un processo di progettazione totalmente differente, che approda alla creazione di otto abiti-scultura con installazioni di musica riduzionista.
Le opere concepite nel nuovo spazio Pomandère, sito di archeologia industriale, sono state realizzate grazie all’ausilio delle specifiche aree di lavoro (stile, prodotto, comunicazione) e con l’utilizzo di macchinari e tessuti non consueti per gli artisti.
L’intervento tra arte e moda crea in questo contesto un’atmosfera di totale condivisione.
L’ evento espositivo in azienda proseguirà con installazioni itineranti delle opere e il coinvolgimento di fornitori e clienti.
Pomandère lancia un messaggio ...
Pomandère’s brand celebrates 10 years with TRANSPARENCY.
Art enters the company to develop an innovative project with three artists working closely with Pomandère’s production team and Carlo Zanuso.
Anne Grebby, Vera Dieterich and Luigi Turra artistic residency triggers a different project process, which leads to the creation of eight sculpture-dresses with lowercase sound installations.
The artworks conceived in the new Pomandère factory, industrial archeological site, were created with the contribution of the specific working areas (style, product, communication) and with the use of machine tools and fabrics uncommon for the artists.
The collaboration between art and fashion creates a total sharing atmosphere.
The exhibition in the factory will be followed by traveling installations events of the artworks exploring new communication systems to engage and involve suppliers and customers.
Pomandère sends a message ...
IL CENNO E IL RISERBO
a cura di Belinda Guerriero
Un'arte antica che arriva dal Giappone e che nel suo nome, Ukiyo-e, racchiude tutta l'abilità degli artisti dell'800 di svelare l'universo partendo da dettagli infinitesimamente piccoli. Una tecnica che, utilizzata per creare stampe raffiguranti paesaggi, nature morte, geishe e attori del teatro kabuki, ha saputo incantare e ispirare celebri pittori europei come Van Gogh, Monet, Manet, Degas e Gauguin, e trasformare l'architetto americano Frank Lloyd Wright in uno dei più grandi collezionisti di stampe giapponesi. Ora, una selezione di queste xilografie originali, opera dei maestri giapponesi Hokusai, Hokkei, Gatukei, Eizan e Kuniyoshi, sarà protagonista della mostra “Il cenno e il riserbo” allestita nel nuovo spazio espositivo “Fenster Laboratori” di via del Parco 11 a Thiene.
La collezione che verrà presentata al pubblico oggi alle 18 da Carmen Rossi e Franco Toniolo, è promossa da Artemisia Galleria con il supporto dell'assessorato alla cultura, e si inserisce nelle celebrazioni ufficiali del 150^ anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia.
«E' una mostra a cui tengo particolarmente - rivela Belinda Guerriero, titolare di Artemisia Galleria - perché l'idea di esporre queste stampe, che appartengono ad una collezione privata, è nata nel 2015 mentre stavo curando un laboratorio di arte orientale al liceo artistico G. De Fabris di Nove. Ho contattato l'ambasciata del Giappone ed è nata una bella collaborazione che spero possa far conoscere quest'arte ad un pubblico più vasto. Durante le mie ricerche ho scoperto che il celebre architetto F.L.Wright aveva un’ imponente collezione di stampe surimono. Il nome della mostra, “Il cenno e il riserbo”, deriva proprio da un libro su di lui, e ben sintetizza la visione degli artisti giapponesi: per loro infatti non tutto è spiegabile, è l'insieme che conta. Le stampe sono molto concettuali, sintetiche, ma ognuna racchiude un mondo che aspetta solo di essere scoperto».
In esposizione ci saranno dodici surinomo di Eizan, Hokusai, autore della famosa opera La grande onda, e dei suoi due allievi Hokkei e Gakutei: si tratta di stampe risalenti al 1821/1822, molto rare perché distribuite privatamente in occasioni particolari e riconoscibili per la presenza di un testo poetico calligrafico. La loro straordinaria accuratezza tecnica è ben visibile nei dettagli, alcuni eseguiti a secco per ottenere effetti di rilievo e nell'uso di polveri metalliche quali oro, argento e bronzo.
Accanto ai surinomo ci saranno due grandi stampe di Kuniyoshi del 1845/1850 e dieci piccole stampe di Hokusai datate 1802 e appartenenti alla serie dedicata alle “53 Stazioni del Tōkaidō”.
30 settembre 2016
a cura di Belinda Guerriero
Un'arte antica che arriva dal Giappone e che nel suo nome, Ukiyo-e, racchiude tutta l'abilità degli artisti dell'800 di svelare l'universo partendo da dettagli infinitesimamente piccoli. Una tecnica che, utilizzata per creare stampe raffiguranti paesaggi, nature morte, geishe e attori del teatro kabuki, ha saputo incantare e ispirare celebri pittori europei come Van Gogh, Monet, Manet, Degas e Gauguin, e trasformare l'architetto americano Frank Lloyd Wright in uno dei più grandi collezionisti di stampe giapponesi. Ora, una selezione di queste xilografie originali, opera dei maestri giapponesi Hokusai, Hokkei, Gatukei, Eizan e Kuniyoshi, sarà protagonista della mostra “Il cenno e il riserbo” allestita nel nuovo spazio espositivo “Fenster Laboratori” di via del Parco 11 a Thiene.
La collezione che verrà presentata al pubblico oggi alle 18 da Carmen Rossi e Franco Toniolo, è promossa da Artemisia Galleria con il supporto dell'assessorato alla cultura, e si inserisce nelle celebrazioni ufficiali del 150^ anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia.
«E' una mostra a cui tengo particolarmente - rivela Belinda Guerriero, titolare di Artemisia Galleria - perché l'idea di esporre queste stampe, che appartengono ad una collezione privata, è nata nel 2015 mentre stavo curando un laboratorio di arte orientale al liceo artistico G. De Fabris di Nove. Ho contattato l'ambasciata del Giappone ed è nata una bella collaborazione che spero possa far conoscere quest'arte ad un pubblico più vasto. Durante le mie ricerche ho scoperto che il celebre architetto F.L.Wright aveva un’ imponente collezione di stampe surimono. Il nome della mostra, “Il cenno e il riserbo”, deriva proprio da un libro su di lui, e ben sintetizza la visione degli artisti giapponesi: per loro infatti non tutto è spiegabile, è l'insieme che conta. Le stampe sono molto concettuali, sintetiche, ma ognuna racchiude un mondo che aspetta solo di essere scoperto».
In esposizione ci saranno dodici surinomo di Eizan, Hokusai, autore della famosa opera La grande onda, e dei suoi due allievi Hokkei e Gakutei: si tratta di stampe risalenti al 1821/1822, molto rare perché distribuite privatamente in occasioni particolari e riconoscibili per la presenza di un testo poetico calligrafico. La loro straordinaria accuratezza tecnica è ben visibile nei dettagli, alcuni eseguiti a secco per ottenere effetti di rilievo e nell'uso di polveri metalliche quali oro, argento e bronzo.
Accanto ai surinomo ci saranno due grandi stampe di Kuniyoshi del 1845/1850 e dieci piccole stampe di Hokusai datate 1802 e appartenenti alla serie dedicata alle “53 Stazioni del Tōkaidō”.
30 settembre 2016