Una storia come molte altre, un tassello nella storia del grande design italiano. È la storia della ditta C.A.I., Ceramiche Artistiche Italiane.
La storia di una di quelle piccole aziende che con il loro lavoro, la loro passione hanno creato un fenomeno di rilevanza mondiale. Fondata a Nove (VI) nel 1963 da Stefano Guzzo differenzia subito la sua produzione da quella tradizionale novese creando modelli aggiornati e perfettamente allineati con le correnti artistiche del momento. Le decorazioni e le forme si ispirano con eleganza alla produzione internazionale.
È il periodo del boom economico. L’azienda si sviluppa, partecipa a fiere del settore e vince premi e riconoscimenti internazionali tra cui un diploma della Triennale di Milano nel 1968. Nel periodo di maggior successo arriva ad impiegare trentacinque dipendenti tra formatori, modellatori e decoratori.
Alla fine degli anni ’60 entra in azienda il figlio di Stefano Guzzo, Giuseppe, allievo dell’Istituto G. De Fabris di Nove (e successivamente docente di Laboratorio ceramico nella stessa scuola), particolarmente portato per la realizzazione di prototipi in gesso dalle forme geometriche, semplici e nette. Forme che non lasciano spazio ad errori e ripensamenti.
La nuova produzione abbandona la decorazione per una smaltatura a colori vivaci e uniformi, uno dei rari casi di creazione di oggetti di raffinato design nel vastissimo mondo ceramico della Nove di quegli anni. Bellissimi i lustri metallici applicati a forme essenziali, realizzate con assoluta precisione, che fanno pensare ad oggetti torniti in argento piuttosto che a vasi in terraglia.
Un centrotavola a scalini realizzato da Giuseppe vince il Primo Premio e la Targa d’Oro al concorso internazionale di Gualdo Tadino nel 1987.
L’esperienza e la maestria nella produzione di forme essenziali, cotte senza deformazioni e decorate con smalti di assoluta omogeneità cromatica non passa inosservata.
Editori di ceramiche d’arte e aziende che possono contare su una distribuzione più vasta affidano alla C.A.I. la realizzazione dei progetti dei maggiori architetti e designer italiani dell’epoca tra i quali Ettore Sottsass, Gio Ponti, Sergio Asti, Anna Gili, Andrea Nannetti, Claudio Nardi, Alessandro Mendini, Aldo Cibic, Riccardo Dalisi, Michele De Lucchi, Matteo Thun, Giuseppe Raimondi, Bertozzi & Casoni.
La C.A.I. trasformava i progetti giunti tramite fax, lettere cartacee ed eliocopie in oggetti tridimensionali con assoluto rispetto del progetto.
In alcuni prototipi le prime verifiche erano fatte con colori a freddo poi, una volta avuto l’avallo del designer, iniziava la produzione da parte della stessa C.A.I. oppure di aziende più grandi, tanto ormai le difficoltà erano superate…
La passione per il proprio bellissimo lavoro, la consapevolezza di avere tra le mani un pezzo di storia della creatività e del design italiano, ha portato Giuseppe Guzzo a conservare e poi collezionare amorevolmente prototipi e primissimi esemplari di oggetti destinati a diventare produzione seriale, oppure a rimanere preziosi pezzi unici, magari per le difficoltà e gli alti costi di realizzazione.
È questa la collezione esposta presso la galleria Artemisia di Thiene (VI).
Davide Alaimo
La storia di una di quelle piccole aziende che con il loro lavoro, la loro passione hanno creato un fenomeno di rilevanza mondiale. Fondata a Nove (VI) nel 1963 da Stefano Guzzo differenzia subito la sua produzione da quella tradizionale novese creando modelli aggiornati e perfettamente allineati con le correnti artistiche del momento. Le decorazioni e le forme si ispirano con eleganza alla produzione internazionale.
È il periodo del boom economico. L’azienda si sviluppa, partecipa a fiere del settore e vince premi e riconoscimenti internazionali tra cui un diploma della Triennale di Milano nel 1968. Nel periodo di maggior successo arriva ad impiegare trentacinque dipendenti tra formatori, modellatori e decoratori.
Alla fine degli anni ’60 entra in azienda il figlio di Stefano Guzzo, Giuseppe, allievo dell’Istituto G. De Fabris di Nove (e successivamente docente di Laboratorio ceramico nella stessa scuola), particolarmente portato per la realizzazione di prototipi in gesso dalle forme geometriche, semplici e nette. Forme che non lasciano spazio ad errori e ripensamenti.
La nuova produzione abbandona la decorazione per una smaltatura a colori vivaci e uniformi, uno dei rari casi di creazione di oggetti di raffinato design nel vastissimo mondo ceramico della Nove di quegli anni. Bellissimi i lustri metallici applicati a forme essenziali, realizzate con assoluta precisione, che fanno pensare ad oggetti torniti in argento piuttosto che a vasi in terraglia.
Un centrotavola a scalini realizzato da Giuseppe vince il Primo Premio e la Targa d’Oro al concorso internazionale di Gualdo Tadino nel 1987.
L’esperienza e la maestria nella produzione di forme essenziali, cotte senza deformazioni e decorate con smalti di assoluta omogeneità cromatica non passa inosservata.
Editori di ceramiche d’arte e aziende che possono contare su una distribuzione più vasta affidano alla C.A.I. la realizzazione dei progetti dei maggiori architetti e designer italiani dell’epoca tra i quali Ettore Sottsass, Gio Ponti, Sergio Asti, Anna Gili, Andrea Nannetti, Claudio Nardi, Alessandro Mendini, Aldo Cibic, Riccardo Dalisi, Michele De Lucchi, Matteo Thun, Giuseppe Raimondi, Bertozzi & Casoni.
La C.A.I. trasformava i progetti giunti tramite fax, lettere cartacee ed eliocopie in oggetti tridimensionali con assoluto rispetto del progetto.
In alcuni prototipi le prime verifiche erano fatte con colori a freddo poi, una volta avuto l’avallo del designer, iniziava la produzione da parte della stessa C.A.I. oppure di aziende più grandi, tanto ormai le difficoltà erano superate…
La passione per il proprio bellissimo lavoro, la consapevolezza di avere tra le mani un pezzo di storia della creatività e del design italiano, ha portato Giuseppe Guzzo a conservare e poi collezionare amorevolmente prototipi e primissimi esemplari di oggetti destinati a diventare produzione seriale, oppure a rimanere preziosi pezzi unici, magari per le difficoltà e gli alti costi di realizzazione.
È questa la collezione esposta presso la galleria Artemisia di Thiene (VI).
Davide Alaimo